Anni '70: dalla stagione 1975-76 alla stagione 1979-80 PDF Stampa E-mail
Lunedì 01 Luglio 2013 17:20

In vista della Festa del Centenario e visto il successo riscosso dagli estratti di wikipedia, vogliamo riproporre in maniera leggermente più dettagliata, gli ultimi anni della storia del Parma FC, quello che andrete a leggere è tratto dai siti "Storia del Parma Calcio" e da "Wikipedia-Storia del Parma Football Club".


Il 2013 è un anno importantissimo per tutti i tifosi del Parma Calcio, il 16 dicembre 2013 infatti, si festeggeranno icent’anni della squadra della nostra città. Nel corso di questi mesi saranno tante le iniziative per festeggiare questo importante e fondamentale traguardo; il primo sarà la “Festa del Centenario” organizzata dal “Comitato del Centenario Parma Calcio” che si svolgerà a Ravadese il 6 luglio. In queste settimane ripercorreremo per tappe la storia della squadra della nostra città in modo da trasmettere, proprio come è stato insegnato a noi, l’amore da padre in figlio per i giallo-blu-crociati.

Il 6 luglio non mancare…c’è il centenario da festeggiare! Reggiano chi manca!


1975-1976 Ritorna Meregalli, ampio movimento di giocatori, ancora secondo posto. La morte di Gigi Del grosso

Parma nuovamente in C, con una situazione dirigenziale abbastanza incerta. Comincia a farsi sentire il peso di una gestione pesante in assoluto, anche se, per fortuna, la misurata politica sociale e la grande bravura di Del Grosso consentono bilanci buoni. Com'è appunto nella circostanza: squadra retrocessa, tutti i giocatori sul mercato con indubbia svalutazione di prezzo, ma alla fine delle operazioni all'albergo Hilton di Milano, la campagna si chiude con l'approntamento di una discreta formazione e, addirittura, con mezzo miliardo di utile. Incredibile, ma vero.

Del Grosso, che sul piano della salute ha già avuto un "avvertimento", cede Andreuzza al Pescara, Badari al Modena, Bonci al Genoa (200 milioni più Perotti), Morra al Torino, Corbellini all'Empoli. In più restituisce Mantovani al Torino e Beccaria all'Almas Roma. Se ne vanno pure Volpi (Lucchese), Sega e Toscani. Molto interessante il capitolo acquisti: gli attaccanti Bozza e Bressani e i centrocampisti Pirola e Torresani, oltre a Perotti e Furlan (riscattato dalla Mestrina). Quanto all'allenatore tocca a Giovanni Meregalli (tre stagioni a Parma da giocatore) tentare la difficile impresa di un ritorno in B, in un girone a venti squadre che prevede una sola promozione.

La situazione sociale, mentre il campionato si avvicina, registra sussulti. Il presidente Musini, appena confermato, si dimette. Evidentemente non esiste più il clima di qualche anno prima: Foglia se ne è già andato e anche gli altri, tutti imprenditori con importanti aziende da gestire, trovano meno tempo da dedicare alla squadra. Ma l'impegno con gli sportivi viene ancora onorato: Musini ritira le dimissioni e resta alla presidenza, però con l'affiancamento di un comitato esecutivo formato dai vicepresidenti Abbo Cortesi e Armani e da Michele Zampiccinini, segretario il dr. Orlandini.

La squadra si comporta abbastanza bene, anche se la partenza fulminea del Rimini mette in crisi tutti. Si tenta di tenere il passo: ritorna dall'Atalanta il goleador Rizzati, ma il suo esordio, proprio contro i romagnoli, non porta fortuna; il Rimini passa per 0-1 al Tardini ed allunga il distacco. Alla fine del girone di andata la situazione è questa: Rimini 31 punti; Arezzo e Lucchese 25, Teramo 24, Parma 23.

Intanto, cadono anche vecchi miti. Come quello del portiere Bertoni, straordinario protagonista di tante battaglie, ormai però in fase calante: ad Arezzo, propizia, con un errore in uscita, il primo gol dei locali e Meregalli lo sostituisce nella ripresa con Benevelli; la Gazzetta di Parma, nella pagella dei giocatori, gli rifila addirittura un "4". E' chiaro che ormai per Bertoni è giunto il momento del congedo dalla maglia crociata: ciò avverrà a fine stagione, ma negli sportivi non più giovanissimi rimane il ricordo di quell'atleta così bravo e spericolato, sicuramente uno dei migliori portieri di tutti i tempi visti nel Parma.

La stagione 75/76 offre nella sua ultima parte episodi che trascendono i risultati sul campo e si pongono in altra dimensione. Nella notte fra il 12 e il 13 maggio si spegne, nella sua abitazione cittadina, Gigi Del Grosso. Non ha ancora 60 anni (li avrebbe compiuti a luglio). Una perdita grave per il calcio non solo locale ma nazionale. Il senso di cordoglio che accoglie la notizia della sua morte è vasto e accorato: esprimono la loro partecipazione dolorosa e commossa i massimi dirigenti nazionali, tanti calciatori e tecnici famosi, oltre a migliaia di semplici appassionati da tutta Italia.

Per ricordare Gigi Del Grosso, riportiamo quanto ha scritto su di lui Fulvio Bernardini, ex grande calciatore, ex grande tecnico di club e della nazionale. Un "omaggio" che merita di essere letto, meditato e ricordato e che porta come titolo "Il migliore fra noi".

Ricordo Gigi giocatore, preciso, freddo, sicuro di sè in ogni situazione e poi se aveva vinto non se ne gloriava e dava il merito ai compagni, se aveva perduto si comportava da sportivo, da vero signore, e si complimentava con l'avversario che l'aveva superato. Ricordo ancora meglio Gigi come tecnico, manager, direttore sportivo, organizzatore delle faccende calcistiche. Lo ebbi con me nel consiglio direttivo degli allenatori: era un uomo di prim'ordine, incorruttibile, amico con gli amici, giusto con i pochi nemici. Lo ebbi anche con me alla Sampdoria e mi rammarico solo che sia stato un anno solamente. E' proprio vero che troppo spesso i migliori se ne vanno troppo presto. L'indimenticabile Gigi era il migliore tra noi e non possiamo dimenticarlo.

La squadra, intanto, sta comportandosi con molto onore. Nel girone di ritorno fa addirittura meglio del promosso Rimini (23 punti contro 20) e si piazza al secondo posto. Tutto questo, però, non basta al bravo tecnico lombardo per garantirsi il posto nella stagione successiva: infatti, mentre ancora si gioca, i dirigenti crociati hanno già deciso di "siluramento" di Meregalli per far posto a Tito Corsi, toscano, già giocatore della Reggiana, e ora fra i giovani tecnici più corteggiati.

Alla fine, dunque, un altro secondo posto che inorgoglisce giustamente il presidente Musini, il quale afferma: "Un piazzamento ottimo e un bilancio in parità. Che si voleva di più?". Giusto, giustissimo. Queste lapidarie parole sono le ultime che lo stesso Musini pronuncia ufficialmente nelle vesti di presidente del Parma, prima di lasciare la carica. Sta per aprirsi una nuova era.

1976-1977 Si apre un'era nuova per la societa': entra il geom. Ernesto Ceresini, che spende 120 milioni per l'ala Turella

Chiuso il ciclo Foglia-Musini, si apre l'era Ceresini che segnerà la più lunga permanenza di una stessa persona alla guida del Parma. Il geom. Ernesto Ceresini è un giovane imprenditore edile (nato a Felino nel gennaio del 1930), a capo di un'azienda che ha già "firmato" costruzioni a Milano, Codogno, Monza, oltre che a Parma, dove, insieme a molti condominii, lega il suo nome ad opere più "nobili", come la chiesa di San Lazzaro e l'albergo Palace Maria Luigia.

Quando il dr. Giorgio Orlandini si rende conto che un'epoca è finita, e che occorre "cambiare mano", si rivolge al geom. Ceresini, chiedendogli di diventare presidente; l'interessato resta sorpreso, quasi interdetto, non se l'aspetta. Ha perduto la giovane moglie da poco tempo, ha tre figli in giovanissima età a cui pensare e si appoggia alla madre, la signora Severina, ancora giovanilmente in gamba. Per lui, però, la vita è cambiata, solo lavoro e casa, cancellando tutto il resto. Lo confessa con commovente sincerità: "Non frequentavo più il mio solito bar, niente più cinema. Al sabato sera andavo a letto, dormivo tutta la domenica e mi alzavo il lunedì mattina per tornare in ufficio o sui cantieri. L'immatura scomparsa della mia compagna aveva lasciato un vuoto incolmabile. Mi rendevo conto che non potevo continuare così. Ecco perchè quando il dr. Orlandini e altri amici mi hanno proposto di entrare nel Parma, ho pensate che, lì, avrei potuto trovare un motivo di evasione e di distrazione. Ho riflettuto molto, è stata una scelta lungamente meditata: alla fine, cedendo alle reiterate, pressanti amichevoli "violenze", ho detto sì".

Ceresini entra senza alcuna esperienza dirigenziale. E' appassionato di calcio: una passione nata ai tempi della scuola, con le partite del "Melloni", e poi riversata a livello più alto, soprattutto , sul Parma, ancora pendolante tra serie B e serie C. E' un uomo coraggioso e si getta nell'avventura: dimostrerà, nel difficile incarico, tutta la passione, la carica umana, l'onestà e la grinta di cui è portatore.

I vecchi dirigenti hanno già acquistato il nuovo allenatore: come si è visto, via Meregalli, arriva Tito Corsi. Al posto di Gigi Del Grosso, il neofita presidente si ritrova Carlo Volpi, fino a qualche giorno prima calciatore in attività e improvvisamente trasformato nel ruolo di manager, senza nessun tirocinio specifico nel settore. Ceresini può contare anche sulla collaborazione di Michele Zampiccinini e di un consiglio del quale fanno parte Carboni, Musini, Tanzi e Panciroli, ma la nuova gestione registra subito due episodi emblematici di una realtà dirigenziale confusa e ricca di equivoci. Ricorda il presidente: "Andiamo a Milano all'hotel Gallia, sede delle trattative estive, e uno dei collaboratori mi dice: Venga a firmare il contratto per l'acquisto del terzino Zanutto. Nessuno mi aveva detto niente, io Zanutto non sapevo neanche chi fosse. Ma firmai, seppure senza entusiasmo. Si comincia male".

Per contro, di lì a poco, senza consultare nessuno, Ceresini conclude l'ingaggio dell'ala destra Turella dal Foggia, per la cifra al tempo molto elevata di 120 milioni. Un'operazione che risulterà tutt'altro che felice. Lo stesso "responsabile" lo riconosce lealmente: "Avevo visto Turella in televisione, nelle file del Foggia, in una partita di Coppa Italia contro il Napoli, mettere a segno due reti stupende e giocare in modo divino. Mi ero innamorato di quella specie di... trampoliere, e l'ho voluto. Sono stati i primi quattrini sborsati per il Parma: ricordo ancora, dodici assegni da 10 milioni ciascuno, della Banca Popolare di Novara. Erano passati dieci giorni dalla mia investitura ed ero già fuori di 120 milioni.. Purtroppo non mi sono fermato lì. Fra l'altro un esordio non felice, perchè quello di Turella non fu proprio un buon affare".

Ma torniamo all'estate del 1976. Il neo presidente non nasconde il suo obiettivo: l'immediato ritorno in B. Con quali effettivi? Lasciano la società Pirola, Bressani, Andreoli, Calcagni, Neumair, Bertoni. Il nuovo allenatore Corsi può completare i ranghi grazie agli ingaggi del portiere Zecchina (Spal), dei difensori Zanutto (Novara) e Verdiani (Foggia); degli attaccanti Turella (Foggia), Borzoni (Massese) e Bareato (Romulea). In un secondo momento verrà "ripescato" Daolio e arriverà il centrocampista Crotti. In fase di preparazione, a Bedonia, Corsi perde Furlan, che accusa un fastidioso malessere: ricoverato all'ospedale di Borgotaro, la diagnosi è tremenda. Leucemia. Comincia il calvario del giovane centrocampista veneto che si concluderà, come vedremo, nell'ottobre del 1978.

La prima parte del campionato giustifica concrete speranze: la squadra fa buon gioco, ottiene risultati e termina il girone di andata in testa, con due punti di vantaggio sulla Pistoiese, quattro sullo Spezia e cinque su Siena e Reggiana. Ha perduto una sola partita (Viterbo), vincendone nove e pareggiandone altrettante. Il cammino però è ancora lungo. Già alla terza di ritorno si registra l'aggancio da parte della Pistoiese. Crociati ancora in testa alla 23a partita (vittoria sul Fano), ma è l'ultimo acuto di una stagione che finirà in un autentico crollo. Da qui alla fine (cioè in quindici partite), i toscani staccheranno il Parma di ben 8 punti (54 contro 46)!

Ma il campionato 1976/77 non si può liquidare con queste brevi note perchè, nella sua ultima parte, registra molti episodi che fanno cronaca e che spiegano tante cose. Mano a mano che la squadra perde terreno, la reazione degli sportivi monta. Al pareggio interno con la Viterbese (1-1), segue una dura contestazione nei confronti di Corsi: il presidente Ceresini si schiera a favore del tecnico e minaccia di dimettersi se la squadra non potrà trovare un clima disteso in cui affrontare la fase cruciale del campionato. Dopo due vittorie esterne, la situazione precipita il 24 aprile quando il Grosseto espugna il "Tardini" con un categorico 0-2. La rabbia dei tifosi esplode contro l'allenatore: lo si accusa di volere, lui toscano, favorire la Pistoiese. Assurdo!

Tre giorni dopo, la compagine crociata parte in Inghilterra, dove è in programma il torneo anglo-italiano riservato a squadre di terza serie. La sosta nel "quartier generale" di York serve al presidente Ceresini per chiarire con Corsi gli aspetti di una situazione sempre più arroventata e per convincere il tecnico a dare le dimissioni. Al rientro in sede, il tecnico toscano ufficializza il distacco dalla squadra e dalla società: a sostituirlo viene chiamato Bruno Mora, il quale esordisce con una bella vittoria allo Spezia (1-0 rete di Turella) e riporta il Parma a due punti dalla Pistoiese. Si riaccendono le speranze, ma lo scontro diretto in casa della capolista cancella brutalmente ogni residua velleità.

Le restanti partite rappresentano una specie di calvario per il Parma. Ma il campionato si era perduto già prima.

1977-1978 Borea direttore sportivo. Inizia la danza degli allenatori: Corelli sostituito da Visconti. Debutta il gioiello Ancelotti

Ceresini insegue un obiettivo ben preciso: riportare il Parma in B e affronta il campionato 1977-78 con le idee più chiare rispetto all'anno prima. Si rende conto che una società sportiva non può fare a meno di un direttore sportivo altamente professionale. Rinuncia a Carlo Volpi e si mette al fianco il dr. Paolo Borea, che ha appena rotto il contratto con il Modena. Con lui, subito al lavoro, che è tanto.

Occorre anzitutto l'allenatore. I candidati sono molti, ma opta per un uomo "di categoria", Giovanni Corelli, già calciatore di buon livello e poi tecnico dal discreto curriculum alla guida di Spal, Mantova, Giulianova e Crotone. Come "secondo" viene affiancato da Bruno Mora, che vanta già l'esperienza dell'anno precedente. Subito la società dà il via ad un largo movimento di giocatori, in partenza e in arrivo.

Prima le cessioni: Benevelli e Verdiani al Foggia; Borzoni al Catanzaro; Toscani al Montecatini; Calcagni alla Nocerina; Giani al Siena; Zanutto al Novara; Rizzati all'Audace Verona; Zecchina alla Spal; Benedetto smette di giocare per diplomarsi allenatore mentre restano da definire le posizioni di Ferrari e Carrera, che non interessano a Corelli.

Ed ecco gli acquisti: i portieri Grassi (Massese) e Villa (Foggia); i difensori Schicchi e Facco (Avellino), Garito (Catanzaro) e Mantovani (Cattolica); i centrocampisti Redeghieri (Cattolica) e Romanini (Inter); gli attaccanti Franceschelli (Varese), Rossi (Avellino) e Braida (Monza).

C'è fiducia in giro e i dirigenti l'avallano pubblicamente (e pericolosamente), tenuto conto che è ancora prevista una sola promozione in un girone a venti squadre. Mentre il presidente, a fine campagna acquisti, sostiene che la società "ha soddisfatto tutte le richieste dell'allenatore" per approntare un complesso da vertice, il d.s. è ancora più categorico: "Il Parma prenota un posto in serie B".

Il campionato comincia bene: vittoria a Olbia (rigore di Franceschelli) seguita da un meritato 2-1 casalingo con la Massese. Poi, piano piano, la squadra delinea una tendenza strana: ottimo comportamento in trasferta e, per contro, evidenti imbarazzi in casa, con eccessiva perdita di punti, per colpa di un gioco offensivo stentato e senza respiro, che neanche l'arrivo a Novembre di Lucio Mongardi (giocatore di buona classe, mobile ed esperto, ex Spal), riesce a migliorare.

Alla dodicesima giornata la squadra di Corelli è ancora seconda, insieme alla Lucchese, con 17 punti, alle spalle della Spal, appena più su (18): un campionato logicamente ancora tutto da giocare. Purtroppo, da qui in avanti, il Parma comincia a perdere colpi. Nelle due giornate successive i crociati perdono con Prato (0-1 al "Tardini") e Arezzo (3-1). Un momento proprio negativo. Proprio ad Arezzo, l'allenatore Corelli ha ripreso il posto in panchina, dopo cinque turni di squalifica, duranti i quali era stato sostituito da Bruno Mora. Una parentesi a questo punto per precisare che il provvedimento a carico del tecnico crociato era scaturito dal rapporto dell'arbitro Gazzari di Macerata, dopo la gara Pergocrema-Parma di Coppa Italia, nella quale aveva concesso ai lombardi un gol, quello del pareggio, definito fantasma. Corelli si era scatenato contro la terna arbitrale. Nella motivazione della squalifica si leggeva "per ripeture ingiurie a un guardalinee, riferite anche all'arbitro".

Le due sconfitte consecutive appesantiscono l'ambiente, sia all'interno della società, sia tra gli sportivi. Si capisce che, ormai, il ritorno in serie B va ancora rinviato. Ceresini concede una prova di appello a Corelli. Sta per arrivare al "Tardini" lo Spezia di Sonetti, secondo a due lunghezze dalla coppia di testa (Spal e Lucchese: 23 punti), mentre il Parma arranca a quota 19. L'allenatore crociato gioca una carta coraggiosa: lancia in prima squadra il 18enne Carlo Ancelotti, del quale i suoi collaboratori gli vanno da tempo parlando in modo entusiastico.

Chi è questo Ancelotti? Un ragazzo dal fisico eccezionale, portatore di una tecnica già elevata: forse un pò lento nel passo, dispone per altro di una personalità straordinaria per una ragazzo di quell'età. Viene dal Reggiolo, suo paese natale, ma chi l'ha portato a Parma? Ecco la spiegazione di Ceresini: "Il Parma vantava un credito di 10 o 12 milioni dal Reggiolo, che, in cambio del contante, ci propose di scegliere fra i suoi elementi quello che più ci piacesse. Avevamo allora visto quel ragazzo così dotato fisicamente e avevamo scelto lui. Un bel colpo, legato però anche al caso, se non proprio alla fortuna".

Ma pure con il giovanissimo reggiano in campo le cose non vanno bene. La partita con lo Spezia si chiude sul pareggio (1-1), fra l'altro acciuffato a tre minuti dalla fine. La sorte di Corelli è segnata e nella stessa serata della domenica il presidente lo licenzia. Per la sostituzione, Ceresini e Borea, si orientano ancora verso una soluzione interna: a questo punto, tutti pensano che venga ancora chiamato in causa Bruno Mora. Ma l'imprevedibile presidente affida l'incarico a Giorgio Visconti, allenatore della squadra allievi.

Visconti, dunque, giovane e entusiasta, stimolato ed esaltato dall'incarico, si butta nell'avventura con tutta la grinta che lo ha contraddistinto come calciatore. Promuove subito a titolare fisso Ancelotti e "ricicla" Redeghieri (relegato in panchina dal momento dell'arrivo di Mongardi) e Montanini. Tutti lo ripagheranno ampiamente della fiducia ricevuta. Redeghieri, nel girone di ritorno, dimostra di poter convivere benissimo con Mongardi, indossando la maglia numero quattro: segna addirittura sei gol, mentre Ancelotti ne realizza otto.

La gestione Visconti, comunque, si qualifica anche sul piano delle cifre della classifica: Corelli aveva totalizzato 20 punti in 17 partite; lui 26 in 21 gare. Alla fine, Parma terzo a quota 46, mentre la Spal raggiunge la B dopo un campionato favoloso: 58 punti. Tra le sfortune di Corelli, insomma, anche quella di aver incontrato un'avversario così forte.

1978-1979 Ritorno in serie B: lo spareggio di Vicenza con la Triestina

Dopo un secondo e un terzo posto, il Parma di Ceresini fa centro ed ottiene la promozione in serie B. Con tante emozioni, ma pieno merito. Ancora prima che finisse il campionato 1977-78 , era stato assunto il nuovo allenatore: Graziano Landoni, già centrocampista di buon livello, passato alla panchina ormai da qualche anno con risultati lusinghieri. Ha guidato il Grosseto, l'Arezzo, il Pisa, il Prato e tenta ora a Parma il suo primo grosso colpo: sa che la città si aspetta la B. (Le promozioni intanto sono salite a due per cui le speranze sono maggiori).

Il presidente conferma Carlo Ancelotti, già nel mirino di molte società e porta avanti un notevole rafforzamento dei ranghi. Partono Redeghieri, Franceschelli, Turella, Cavazzini, Garito, Rossi, Montanini, Bulgarani, mentre a Facco e Daolio viene concessa la lista. Ad integrare la rosa a disposizione di Landoni arrivano: l'attaccante Bonci (Cesena), che ritorna in maglia crociata dopo l'esperienza del 1972-73; il portiere Boranga (Varese); il libero Battisodo ed il terzino Caneo (Prato); il terzino Capra (ritorno, dal Taranto), l'ala Scarpa (Perugia); i difensori Agretti (Sambenedettese) e Giani (Siena); Toscani (Montecatini). Dopo poche partite, l'organico è integrato dal centrocampista Baldoni (Pisa), che verrà poi impiegato stabilmente come terzino sinistro con buon rendimento.

La preparazione, sempre nel ritiro di Bedonia, è accurata, il pubblico spera, ma l'avvio del campionato delude. Sconfitta a Lecco (1-0, Bonci sbaglia un calcio di rigore), vittoria in casa con il Treviso (2-0, reti di Braida) e successivo passo falso a Trento (1-0).

Singolare il pessimo rapporto dei calciatori parmigiani con i tiri dal dischetto. In 18 partite, la squadra di Landoni ha usufruito di quattro "penalty", di cui tre decisivi, tutti sbagliati. Per questo motivo, a novembre arriva il centrocampista Scarrone dal Milan, descritto come rigorista implacabile. Ma evidentemente l'aria di Parma rovina tutti. A Novara, infatti, l'arbitro Bianciardi di Siena concede un rigore al Parma in svantaggio (1-0): tira Scarrone, ma sbaglia anche lui. La serie per fortuna si interrompe alla 19a partita (ultima di andata) quando, a Padova, i crociati ottengono la prima vittoria esterna e proprio su tiro dagli undici metri, trasformato da Scarpa.

La situazione al giro di boa non è brillante: in testa il Como, con 24 punti; poi Reggiana a 23; Novara a 22; Triestina a 21; Biellese a 20 e Parma a 19. Si volta pagina. Subito si "vendica" la sconfitta dell'andata Lecco con un netto successo (2-0). La squadra continua con il suo comportamento alterno, la platea è insoddisfatta e quando, alla 22a giornata, perde, in casa il derby con la Reggiana (0-1), i giochi sembrano davvero fatti: il Como è lontano 7 punti, i cugini di oltre Enza 5. Ceresini è fuori dalla grazia di Dio, ma non prende provvedimenti.

Landoni vince a Forlì, ma subito dopo si fa bloccare in casa dallo Spezia (2-2, con un rigore sbagliato da Ancelotti). Il presidente rompe gli indugi, decidendo di sostituire il tecnico toscano. Trattative frenetiche, telefoni rossi, c'è fretta. La scelta cade su Cesare Maldini, già calciatore di fama internazionale, poi allenatore di indubbia caratura, già prodottosi alla guida del Foggia e della Ternana, oltre ad un intermezzo nel "suo" Milan.

L'esordio, il 1 aprile, è bagnato dal pareggio con la Cremonese in trasferta (1-1), cui segue la vittoria sul Mantova (1-0, gol di Torresani a 90' scaduto). Da lì alla fine, una sola sconfitta (2-1 a Como) e, al penultimo turno, il clamoroso "colpo" di Trieste (0-1, gol di Bonci) con aggancio degli alabardati a quota 52. Resta una partita, ma la situazione non cambia: è spareggio.

Come sede della partita, domenica 17 giugno, ancora una volta viene scelto il neutro di Vicenza. Alle 17, quando l'arbitro D'Elia di Salerno chiama le squadre in campo, il colpo d'occhio è magnifico, il tifo alle stelle. Quanti parmigiani presenti? Molte migliaia sicuramente: e tutti sperano si ripeta l'exploit del 1973, avversaria, allora, l'Udinese. Andrà bene anche stavolta, sia pure con molte emozioni in più.

Maldini rispolvera Boranga in porta (il titolare Grassi, protagonista di uno strepitoso girone di ritorno, rimane fratturato nell'ultima partita contro il Padova), il resto della formazione è immutato rispetto alle ultime gare; il Parma si schiera quindi con Boranga, Caneo, Baldoni, Colonnelli (dal 72' Toscani), Agretti, Battisodo, Scarpa, Mongardi, Bonci, Ancelotti, Torresani.

Primo tempo in bianco, fra due squadre che si studiano troppo. Prima svolta della gara ad inizio ripresa, quando Scarpa infila alle spalle di Bartolini una punizione-bomba dal limite. Tutto finito? Neanche per sogno!

La Triestina non ci sta e riesce ad agguantare il pareggio su calcio di rigore trasformato da Panozzo. I novanta minuti regolamentari si chiudono sull'1-1 e con il Parma in dieci uomini per un malessere accusato da Agretti, il quale non affronta neanche i due tempi supplementari. Il primo si apre con un colpo di fortuna per i crociati: un disimpegno di un difensore giuliano colpisce alla schiena l'arbitro che sta tornando verso il centro del campo e si trasforma in un invitante passaggio per Ancelotti che, cogliendo tutti di sorpresa, avanza e batte il portiere triestino. Prima del 15' è ancora Ancelotti a trafiggere Bertolini con un perfetta punizione dal limite. 3-1: è la vittoria che neanche la successiva frazione smuoverà più.

In B con il Como ci va il Parma di Maldini.

1979-1980 Maldini in difficolta', i giocatori accusano: ha sbagliato preparazione. arriva Tom Rosati, ma e' ancora la C

Il Parma si accinge ad affrontare il campionato di serie B con una squadra di età media molto alta. Primo impegno da definire è la cessione di Carlo Ancelotti, appetito da molte società dopo lo splendido campionato e la eccezionale performance nello spareggio di Vicenza. Il presidente Ceresini ha già fatto una precisa promessa al "collega" della Roma, ing. Viola. Il giovane centrocampista è da tempo nel mirino della società giallorossa; il d.s. romanista, Luciano Moggi, già da tempo telefonava a scadenze fisse (ogni cinque giorni, pare) per ricordare l'impegno del Parma ed evitare l'intromissione di concorrenti.

Il presidente crociato cede così Ancelotti alla Roma, per una cifra ritenuta altissima: un miliardo e 700 milioni. Ma il grosso affare si rivela solo sulla carta. Infatti, nella realtà, le cose vanno diversamente. Ceresini ha purtroppo il torto di accettare, in cambio di contante, un elevato conguaglio in giocatori. Inoltre, il pagamento viene dilazionato in due anni. Come prima trance, il Parma riceve 250 milioni in contanti più due giocatori da scegliere in una vasta rosa che, a quanto si dice, comprende anche il portiere Tancredi: ma i tecnici crociati gli preferiscono il giovane Zaninelli, in più prelevano Casaroli, elemento di buon talento che però a Parma non troverà l'ambiente giusto. Restano 800 milioni per completare il pagamento di Ancelotti, ma Ceresini pescherà ancora abbondantemente nel vivaio giallorosso (Piacenti, Allievi e poi Borelli) nuovamente con risultati mediocri sul piano tecnico ed economico.

Un'operazione balorda che porta ad un raffreddamento di rapporti tra il presidente crociato e Viola. Un prezioso insegnamento, almeno, per il massimo dirigente crociato, il quale ha successivamente cambiato filosofia: "Quando ti accorgi di avere in mano un elemento davvero bravo bisogna farsi pagare con denaro contante. I cambi sono sempre dei rischi e, spesso, degli insuccessi".

Resta alla guida della squadra Cesare Maldini, confermato dopo il "miracolo" dell'anno precedente. Ecco i nuovi: il portiere Zaninelli ed il centrocampista Casaroli dalla Roma; il libero Marlia (Reggiana); i difensori Matteoni (Brescia), Zuccheri (Cesena) e Parlanti (Modena); il centrocampista Masala (Fiorentina). Un organico nutrito, con il quale Maldini sostiene la preparazione a Scurano, nell'Appennino parmense.

L'esordio in campionato è buono: il Brescia lascia i due punti ai crociati ed il Parma pare avviato ad una stagione tranquilla. Ma già otto giorni dopo un brusco segnale di allarme: a Lecce perde per 3-1 e la domenica successiva la Sampdoria espugna il Tardini. Inizia un vero e proprio calvario per la squadra di Maldini, che non riesce mai a staccarsi dalle posizioni di coda e che risente in modo pesante di gravi malesseri interni.

I giocatori lo accusano di aver sbagliato la preparazione e addirittura alcuni vanno ad allenarsi privatamente, fuori orario, clandestinamente, dal preparatore atletico della squadra. Il fatto viene scoperto e a farne le spese è il meno colpevole, cioè lo stesso preparatore, allontanato per avere agito all'insaputa dell'allenatore. Il tecnico crociato le tenta tutte: alterna i giocatori, cambia continuamente la formazione, ma i risultati sono sempre insoddisfacenti.

Alla fine del girone di andata, il Parma è penultimo a 15 punti: ultima la Ternana a 14. Ceresini vede profilarsi l'ombra di una retrocessione immediata e cerca in tutti i modi di raddrizzare la barca. Concede ancora fiducia a Maldini: ma il disastroso inizio del girone di ritorno (sconfitte a Brescia e in casa con il Lecce) infiamma ancora più la piazza e lo convince a giocare l'ultima carta, cioè il cambio dell'allenatore. La scelta cade su Tom Rosati, classe 1929, uomo di scorza dura, abituato a usare più la sciabola che il fioretto.

Il primo impegno del Parma "gestione Rosati" coincide con la trasferta in casa della Sampdoria. Ceresini mette a disposizione un premio partita di 15 milioni: un incentivo in più, nella speranza di un risultato che riporti, insieme a benefici di classifica, anche morale. Il primo tempo vede un sostanziale equilibrio, con il Parma che può recriminare per una traversa colpita da Marlia su calcio di punizione. Nella ripresa, però, il crollo: la Sampdoria passa in vantaggio con Genzano e raddoppia di lì a poco con Orlandi. Marlia si fa parare un calcio di rigore che potrebbe riaprire la partita, dopo di che i locali dilagano e chiudono con un 5-0 che resterà la sconfitta più pesante del campionato.

Un esordio disastroso per il buon Rosati, che conquisterà 11 punti nelle rimanenti 16 gare. Il Parma torna in serie C, classificandosi penultimo con 27 punti (solo il Matera fa peggio, 26 punti).

 

Parma-Teramo 1976-77

 

Riccione-Parma 1976-77

 

Parma-Pisa 1976-77

 

Massese-Parma 1976-77

 

Forlì-Parma 1977-78

 

17 giugno 1979 a Vicenza spareggio promozione