Rispetto e Giustizia. Due valori universali anche nel Calcio? PDF Stampa E-mail
Domenica 06 Maggio 2012 18:21

Rispetto. “Sentimento e comportamento informati alla consapevolezza dei diritti e dei meriti altrui, dell'importanza e del valore morale, culturale di qualcosa”. Una parola di cui tanti si gonfiano la bocca, ma di cui pochi trasformano in fatti. Giustizia. “Principio morale, virtù, consistente nel dare a ciascuno il dovuto, nel giudicare con equità”. Una parola a cui mille popoli hanno inneggiato a fronte di altrettante mille prepotenze, che spesso sono state pagate col sangue, frutto di un’esasperazione, oppure giacciono tutt’ora impunite. Due parole che sono legate da un rapporto causa/effetto, perché hanno la stessa finalità intrinseca: la buona prosperità. Esse hanno da scontrarsi contro un’altra: l’ipocrisia, alleata dell’imbroglio, che ha come figlia l’apparenza (nel suo significato più negativo) e che per giustificarsi usa la forza per avere controllo.


Controllo di cosa? Di preservare quegli interessi di chi esercita questa forza, che attraverso l’apparenza e quindi la seduzione (ma anche il ricatto) mantiene in piedi il nostro mondo.

 

Nell’ultime settimane abbiamo avuto due esempi di ipocrisia all’interno del nostro mondo, quello del calcio, ossia i fatti di Genova (Genoa-Siena) del 22 Aprile scorso, quelli di Udine (Udinese-Lazio) del 30 Aprile scorso e dulcis in fundo quelli del mercoledì appena passato (2 Maggio) a Firenze (Fiorentina-Novara).

Nel primo caso abbiamo visto gli ultras del Genoa sospendere una partita persa (in quel momento) 0-4 contro il Siena, lanciando fumogeni e petardi in campo (senza nessun contatto fisico di nessun tipo tra tutte le parti coinvolte) e chiedendo ai giocatori di togliersi la maglia perché rei di non averla onorata sia in quell’occasione che in quelle precedenti, nonostante ci fossero stati altri confronti tra tifoseria e società. In questo caso si è subito scatenata la macchina mediatica italiana e non solo, che ha condannato all’unanimità l’accaduto, augurandosi la giusta punizione per quegli “incivili”, questo è successo non solo la sera della stessa domenica, ma è continuata per i giorni successivi ed anche adesso (per la cronaca ad oggi i DASPO emessi dalla questura di Genova sono 46).

Nel secondo caso abbiamo visto un’accesa diatriba con urla e spintoni tra due giocatori della Lazio e l’arbitro, oltre all’intervento in campo di due dirigenti laziali senza che contro di essi si frapponesse nessuno, in primis le Forze dell’ordine; tutto ciò è costato solo 20.000€ di multa alla società Lazio e qualche giornata di squalifica per Dias (difensore L) e Marchetti (portiere L) inoltre nessun provvedimento per i dirigenti “invasori” ed una notizia che non ha scosso profondamente l’opinione pubblica, proprio perché ha avuto un risalto mediatico appena normale.

Nel terzo caso abbiamo visto Ljaijc insultare il suo allenatore (Delio Rossi) mentre fa ritorno in panchina ed essere poi preso a pugni da quest’ultimo. Il fatto in sé si circoscriverebbe al centrocampista fiorentino che viene deposto dal campo per non aver reso le prestazioni a lui richieste e furioso per questo motivo scatena ingiurie verbali contro l’ex c.t. fiorentino che senza troppi fronzoli risponde fisicamente all’insolenza di un adolescente indisciplinato. La risonanza mediatica di quant’avvenuto è notevole ed il “pubblico” si spacca in due (anche se non troppo) tra chi approva la reazione di Delio e chi invece la contesta perché “sarebbe passato dalla parte del torto” usando metodi violenti. Tuttavia nessun provvedimento (DASPO) è stato applicato all’ex allenatore, se non l’esonero dalla squadra.

Ora che abbiamo messo sul piatto della bilancia tutti i fatti, così come sono successi, non vi sembra che ci sia qualcosa di strano? Provate ad andar a rileggere le pagine dei giornali (anche sul web) successive ai fatti di Genova e poi dopo i fatti di Udine ed infine dopo quelli di Firenze, noi notiamo qualche differenza nel dare risalto alle vicende. C’è un diverso tipo di trattamento quando la “violenza” viene innescata dagli ultras e quando questa si consuma a ridosso delle panchine delle squadre, i famosi due pesi e due misure.

Rispetto e Giustizia, due parole che vengono distorte ed usate a seconda di quello che sia lo scopo, da persone che basano il loro essere uomini con dichiarazioni sulle più celebri tv nazionali, più che con i fatti sui campi da gioco. Due parole attese da chi ormai è morto e da chi paga ingiustamente delle pene inflitte senza processo. Noi ultras il rispetto ce lo guadagnamo ogni giorno che viviamo accanto alla squadra ossia ogni giorno della settimana, perché l’amore per essa e per quello che rappresenta è la nostra passione. Noi mettiamo la faccia in quello che facciamo: quando organizziamo il tifo, coreografie, trasferte (magari), quando abbiamo diatribe con altre tifoserie e quando sbagliamo in qualcosa di precedentemente elencato, siamo trasparenti e non abbiamo paura di avere un confronto, con nessuno. Questo è un punto cardine della nostra forza, l’essere inossidabili davanti alle calunnie che ci vengono inoltrate da chi per primo è marcio dentro.

La storia ci è testimone.


BOYS PARMA 1977