L'essenza del calcio che non c'è PDF Stampa E-mail

A Cagliari, per protestare contro la tessera del tifoso, è stato adottato un provvedimento che ha dell'incredibile, e che toglie agli appassionati uno dei motivi che li porta ad andare allo stadio.

 

Che differenza c'è tra andare allo stadio a guardare la partita della propria squadra e guardare la stessa partita alla TV sul divano di casa? Stare a casa è più comodo, non fa mai troppo freddo né troppo caldo, si può restare in pigiama, si può bere birra da bottiglie di vetro, si possono vedere i replay, le moviole, i commenti tecnici (resta da capire se sia un bene o un male). Ma andare allo stadio è vivere una partita completamente diversa da quella che si guardebbe alla TV. Ci sono le reazioni della gente ai fischi dell'arbitro, ci sono i venditori ambulanti di bibite e snacks che fanno una fatica bestiale a raggiungere il cliente, e soprattutto, ci sono i cori dei tifosi, a meno che tu non sia andato a vedere la partita al Sant'Elia di Cagliari.

E' il minuto 56' della partita Cagliari - Palermo dell'11 febbraio scorso: Pinilla realizza il gol del vantaggio a favore dei sardi, realizza il classico gol dell'ex, l'esultanza è rabbiosa, cerca i tifosi, che non ci sono. O meglio ci sono, ma sono muti, non tifano, nulla in più dell'istintivo urlo dopo ogni gol. Nessun coro, nessun incitamento per il gol appena segnato, nessun coro contro il Palermo.

A Cagliari dall'inizio dell'anno c'è lo sciopero del tifo. Questo singolare provvedimento è stato preso per contestare la tessera del tifoso, quel particolare strumento in grado di schedare ogni tifoso allo stadio. Un po' come prendere le impronte digitali in mezzo alla strada alla gente comune. La tessera del tifoso è stata introdotta per arginare il fenomeno della violenza negli stadi. Il provvedimento ha trovano sin da subito più pareri negativi che positivi. Il commento più caustico in questo senso l'ha fatto Daniele De Rossi, che in conferenza stampa prima di una gara della nazionale dichiarò: per certi episodi verrebbe da pensare che ci vorrebbe anche la tessera del poliziotto creando un vespaio di polemiche alle quali lo stesso centrocampista romano aveva provato a finire chiedendo scusa e sostenendo di essersi espresso male. Ma questa è la reazione di una persona sola, a Cagliari c'è un intera curva che non salta, non canta, non rima. C'è, ma non si sente.

I giocatori per primi hanno provato a mettere fine a questo sciopero, il capitano Conti, Cossu, più di un calciatore per Cagliari e i cagliaritani, e il vice capitano Agostini, hanno definito la situazione paradossale,  invocando la fine di uno sciopero, dato che danneggiava i giocatori in campo, non i piani alti come la curva vorrebbe. Nonostante gli appelli lo sciopero continua, creando, unito al Sant'Elia vuoto a metà per inagibilità di alcuni settori, un clima surreale. Levando agli altri tifosi, quelli che non frequentano la curva, ma ne godono i benifici, l'essenza dell'andare allo stadio, e l'essenza del calcio.


[FONTE: Vavel]